Rivista NoLimits

Gennaio 1998

Le Grand Raid: 125 chilometri di maratona no stop che taglia in diagonale l’isola. 8.000 metri di dislivello in positivo. 1.500 concorrenti. Ecco gli ingredienti di una fantastica avventura sportiva diventata una delle più prestigiose corse in montagna.
Stiamo parlando del lontano 1998 quando in Italia il fenomeno ultratrail era pressochè inesistente e la compianta rivista NoLimits usciva con questo articolo.

Ero, anzi lo sono sempre stato, un ragazzo avventuriero e anche se in quel periodo a mala pena pensavo a qualche piccola ultra su strada, la mia mente ha viaggiato e sognato di partecipare a questa avventura.
Fino ad allora avevo corso solo 2 gare di ultra, nel 1991 la 50km in pista di Bologna e nel 1996 la 1° edizione dell’Ecomaratona dei Marsi (1996), gara che alla fine risultò 46km e per la rivista NoLimits era considerata una delle prove più dure in Italia e ci fecero un bel pò di pubblicità. In questa gara arrivai 3° assoluto, vincendo un viaggio per Il Cammino Incas in Perù per l’anno successivo (1997), altro sogno che si realizzò perchè Macchu Picchu mi affascinava da sempre e arrivarci dentro dopo più di 6 ore e mezza di corsa è stato MAGICO.
Purtroppo non c’è mai stato l’occasione, finchè…………….a Marzo di quest’anno l’azienda con cui lavoro, la RAIDLIGHT, mi ha chiesto se trovavo qualche atleta italiano da far partecipare come Team RAIDLIGHT alla Diagonale dei Pazzi in quanto eravamo sponsor della manifestazione. Vitto, soggiorno e iscrizione alla gara gratis.

Nel frattempo la gara è aumentato in chilometri e in dislivello, oltre al luodo di partenza, naturalmente non è mutato il fascino, anzi anche questo è aumentato a dismisura perchè tutti si vogliono confrontare con una delle gare più dure al mondo.

Dopo varie richieste e non trovando nessun atleta italiano, prendo la palla al balzo e comunico che sarò io stesso a partecipare alla gara. Poi un lungo silenzio ma a fine Luglio cominciano ad arrivarmi le email degli organizzatori del collega della Rèunion che mi chiedevano moduli e tutte le pratiche per partecipare, non potevo crederci, il sogno si stava per avverare veramente. Procedure iscrizione completata, pettorale assegnato, mi mancava solo di allenarmi anche se ero consapevole che il tempo a disposizione era veramente poco. Prima uscita lunga l’8 Agosto con gli amici della Leopoditica di Faenza lungo il Sentiero 505, partenza da Faenza e arrivo al Passo della Colla, 59km con quasi 2900D+.

Non male come inizio anche se ho sofferto il caldo e l’umidità della prima metà allenamento, a ripensarci non era niente in confronto a quello che poi ho trovato in gara il secondo giorno. Ho deciso di fare degli step d’allenamenti e fra uno e l’altro avere del tempo per recuperare perchè era tantissimo tempo che non facevo molti km e per di più ho cercato di allenarmi a camminare. Sicuramente ho mancato di allenare i dislivelli ma vivendo in piena pianura Padana e avendo un lavoro che mi dà molta libertà ma allo stesso tempo mi tiene impegnato molto, ho fatto quello che potevo.

Questi i 3 step d’allenamenti che ho fatto in un mese e mezzo: 1° = 7 giorni e 7 ore per percorrere 164km e 5500D+ (totale 24h04′ fra corsa e cammino); 2° = 5 giorni e 22 ore per percorrere 164km e 1000D+ (totale 20h48′ fra corsa e cammino); 3° = 4 giorni e 8 ore per percorrere 164,5km e 5000D+ (totale 25h13′ fra corsa e cammino). 3 giorni dopo il 3° step ho corso una 8 ore totalizzando 58,2km e 1200D+, aggiunti allo step ho totalizzato 241km in 8 giorni, MAI fatti in vita mia. Fra il 1° e il 2° step ho corso/camminato la 6 ore del Bombolone durante la notte mentre 5 giorni prima della gara ho corso/camminato la 6 ore sulla spiaggia a Pescara.

In pratica dall’8 Agosto al 17 Ottobre ho percorso 1075,5km con una media giornaliera di 15,15km. Queste medie li facevo più di 8 anni fà e quindi sono più che soddisfatto.


Viaggio di andata

Visto che a Parigi dovrò cambiare aeroporto e dopo l’esperienza del ritorno dalla Sardegna a inizio anno, decido di non imbarcare la borza ma portarmi tutto il necessario dentro uno zaino da portare con me sull’aereo e lasciando le scarpe dentro il suo porta scarpe che attaccherò esternamento allo zaino. Soluzione che poi risulterà vincente. Il lungo viaggio comincia con l’auto di Luisa che mi accompagna alla stazione di Lugo, da qui prendo il treno per Bologna dove incontro mio nipote Massimo (Fraffo) che và all’università. Infine prendo il pullmann fino all’aeroporto. Quà incontro l’ingegner Lesce della Sacmi che andava in Cina e lo saluto velocissimo. Il cambio di aeroporto a Parigi non è stato semplicissimo, ho preso la metropolitana e ho impiegato più di 2 ore. Comunque non dovendo attendere l’arrivo della borza è stato tutto più semplice. Sono riuscito anche a far passare il grana padano e il prosciutto da portare a Philippe (RAIDLIGHT Réunion) richiesto da Vincent (Direttore Generale RAIDLIGHT). Sull’aereo si siede di fianco una ragazza a cui puzzava fortemente le ascelle o il sudore, me la sono cuccata x quasi 12 ore, meno male che un po ho dormito. Ne ho approfittato per vedermi un bel film d’azione di Arnold Schwarzenegger mentre mi gustavo l’ottima cena condita da vino. L’aereo “balla” molto, a volte mi sveglio. Alle 4:50 apro leggermente le tendine del finestrino dove noto che il sole è molto alto, ma molto. Arrivo a Sant Dennis de La Réunion e trovo il mio collega Philippe che mi aspetta e che mi porta subito di fronte all’aeroporto dove c’è una bella accoglienza con prodotti alimentari locali e dopo aver registrato il mio arrivo, mi consegnano una sacca ricordo. Bella accoglienza. Dopo quasi un’ora di viaggio dove Philippe mi fa capire che sull’isola sono in molti a correre e si potrebbe dire che sia lo sport Nazionale (saranno quasi il 50% dei partecipanti alle gare), arriviamo a Saint-Gilles Les Bains e ci rechiamo all’Hotel Les Aigrettes. In pratica da quando sono partito da casa a quando sono arrivato all’hotel, sono passate 22 ore. Dopo avermi sistemato trascorro la giornata a conoscere gli altri del Team RAIDLIGHT presenti, in special modo i koreani e il giapponese, oltre a parlare un pò con i miei colleghi di lavoro come Alexandra, Vincent, Amaury e il Capo BENOIT LAVAL e la moglie Claudie Laval-Royon. Poi mi unisco a loro per il pranzo in un piccolo ristorantino del paese. Nel pomeriggio Philippe ci spiega un pò il percorso e in serata andiamo da un negozio sportivo che ha preparato l’aperitivo per tutti I Team presenti. Sono presenti molti big, fra questi riconosco Iker Karrera, Trivel e Mauclair, bella serata e primo segnale che in Francia la parola Team è diversa dall’Italia, quà non si pensa che sono solo I marchi a guadagnare con gli atleti perchè gli atleti stessi hanno da guadagnare (sopratutto d’immagine) stando con un Team.

Da importare assolutamente anche in Italia.

La mattina seguente vado a farmi un giretto nel paesino e sopratutto toccare con mano l’Oceano Indiano, poi alle ore 11:00 si và all’expo per dare una mano ai colleghi della RAIDLIGHT, saremo in 7 dentro l’auto, per fortuna che i Koreani sono piccolini altrimenti sarebbe stato un problema. A proposito di Koreani, ci sono le due donne che in macchina a quelle temperature alte hanno la calzamaglia invernale e la giacca antipioggia, ma!!!! come faranno. Mentre siamo all’expo ne approfittiamo anche per ritirare il pettorale gara e purtroppo solo ora mi rendo conto di non aver portato nessun documento, speriamo vada tutto bene. Dopo un’ora e più di fila, tocca a me, naturalmente non avendo documenti mi dirottato in segreteria e dopo varie peripezie (ultimo accedendo a Facebook per vedere se realmente sono io Enrico Vedilei), mi consegnano il pettorale. Numero 2186

Dopo il ritiro pettorali incontro Marco Zanchi e Stefano Ruzza, Nazionali di Ultratrail, con cui scambio un pò di parole, ma non tantissime perchè devo tornare all’expo ad aiutare i miei colleghi a consegnare i gadget Raidlight a tutti i partecipanti che passano a trovarci. La giornata è calda, mentre guardando le montagne noto che sono avvolte sempre da una coltre di nubi che non fà presagire bene, ma dopo tutto mi avevano avvisato che sull’isola le condizioni ambientali cambiano spesso e velocemente e ci sono forti sbalzi termici. Trovo anche un negozio dove compro l’acqua e del the, ma non perchè ho bisogno di the, solamente per le bottiglie da 600ml che porterò con me in gara. Compro anche dei biscotti per la colazione, peccato non aver trovato nulla di salato da portarmi dietro in gara, spero di trovarli domani prima della partenza. Nel ritornare in albergo noto una pizzeria a 500mt da esso e quindi decido di passare la serata con una buona pizza e un pò di birre che quà chiamano DoDo e cosi è stato. Inoltre scopro che i tappi di questa birra sono stati realizzati dalla Pelliconi, l’azienda con cui ho lavorato per 14 anni e mi viene da pensare che questo piccolissimo particolare mi lega al lavoro precedente e….alla mia terra, lontana circa 8000km da qua. La vita è proprio strana e come dice una mia amica “bella la vita”, aggiungo io “sempre”. Mentre venivo qua ascoltavo le cicale cantare e ho pensato a Luisa che si sarebbe sicuramente divertita qua, in questo posto caldo, con il mare vicino e con le cicale in abbondanza. Ho divorato la pizza e le due Dodo, sarà che erano 2 giorni che non mangiavo qualcosa di “combustibile italiano” ma la pizza mi è piaciuta molto, peccato che ho abbondato con l’olio piccante, dalla serie “mai fidarsi dell’olio piccante in altre Nazioni”, questo “piccava” abbastanza. Ho conosciuto il pizzaiolo, madrileno ma con padre napoletano. Non poteva essere diversamente, la pizza era buona, anche se lui è specializzato per i primi. Volevo tornarci a mangiare ma non ho avuto l’opportunità. Come la prima notte, anche questa cerco di stare a letto il più possibile ma dopo 10 ore non ne potevo più ed esco andandomi a fare una passeggiatina al porto e gustarmi il panorama prendendo un buon caffè. Sono molto rilassato e comincio a pensare all’amico El Babo Campeon (Giordano Lucidi) che anni addietro era venuto con la moglie a correre questa gara ma poi visto la bellezza del mare, si è fatto una settimana di vacanza senza correre hahahaha. Se non fosse per il mio spirito competitivo, lo farei anch’io, anche se, se non ero competitivo, non mi troverei qua, quindi caro Enrico rassegniamoci e da stasera e per un paio di giorni c’è solo da soffrire abbastanza. Poi magari lunedì mattina, prima di riprendere il volo, veniamo di nuovo qui a prenderci il caffettino e rilassarci un pochino.
Il mare è sempre bello e c’è questo gradito venticello che è una meraviglia, all’ombra si sta benissimo, al sole un pò meno ma non è malissimo. Invece le montagne sono sempre coperte da nuvole, temo che pioverà, speriamo non sempre. Comunque lascerò la crema anti sfregamento al secondo cambio, non si sa mai. Magari lascio anche un paio di calzini. Philippe durante il viaggio dall’aeroporto all’albergo mi aveva detto che il posto era bello ma se non andavo la, pensavo mi avesse preso in giro, invece devo ammettere che è veramente carino. Ogni tanto vado in zona piscina per collegarmi a internet (l’unico punto dove prende il segnale) e mentre sono là noto che i gatti girano indisturbati, sia nella sala ristorante che nel bancone del bar, è bello vederli, forse perchè è da poco che ne abbiamo uno noi. In albergo preparazione dello zaino, recupero spilli (me li darà la moglie di Laval) e poi ancora a letto, un pò leggendo il regolamento e un pò avendo gli occhi chiusi. Dal regolamento leggo che sono vietati I bastoncini (tanto non essendo abituato, non li avrei mai utilizzati) e portarsi le banane, credo che il divieto di quest’ultimo è dato dal fatto che siamo in un’isola con molte piantagioni di banane e quindi li troveremo facilmente nei ristori. O c’è dell’altro? Bella notizia, il collo/spalla oggi fa meno male e anche i sintomi di influenza che accusavo, sembrano spariti, non mi resta che correre. Negli ultimi 3 giorni ho trascorso 29 ore a riposare, un’altra oretta me la farò sul Pullman che ci porterà alla partenza, quindi 30 ore spero mi siano servite.
E’ arrivato l’ora della partenza dall’albergo, alle 18:25 ci caricano sul pullman, siedo vicino al giapponese Iino Wataru (dopo la gara scoprirò che è abbastanza forte, difatti è arrivato 15° assoluto al Tor des Geants 2015 e 9° alla MdS del 2012 e con un personale di 7h22’ sulla 100km, mentre in gara finirà 24° assoluto) e con lui mangio un pò di pane nero acquistato da un fornaio.
Arriviamo a Saint Pierre, scendiamo dal pullman e ci dirigiamo all’ingresso dei box per le varie pratiche, prima di tutto ci consegnano una bustina trasparente dove dobbiamo inserire tutto il materiale obbligatorio per essere meglio visibile al controllo. Poi fila immensa per depositare le due sacche di ricambio, la prima per Cilaos al 66,2°km e la seconda a Maido Tète Dure al 112°km. Altra fila per consegnare la sacca per il ricambio finale a Saint-Denis, poi fila finale per il controllo materiale dove mi bloccano perchè secondo loro i 2 nastri di benda elastica non corrispondono al regolamento, ci servono quelli adesivi e non quelli che ho in possesso con 2 ganci. Mi dicono che bisogna acquistarli al tavolo precedente, gli spiego che ho già consegnato le sacche e con me non ho soldi. Cosa si fà? Inutile incavolatura, quà non si passa. Poi arrivano i koreani e non sò come ma capiscono il problema e il mio collega Gillsoo Park caccia dalla sua tasca un po’ di euro, quanto basta per acquistare queste benedette bende elastiche. Non sò come ringraziarlo, mi ha salvato la gara perché temo che senza di loro non mi facevano partire. Entriamo e bevo un the caldo e poi faccio pipi in attesa di partire, siamo vicinissimi al mare e riesco anche a trovare una sedia per riposarmi in quanto manca un’oretta alla partenza. Mi alzo 30 minuti prima e vado sotto il tendone a bere ancora qualcosa di caldo, non faccio in tempo ad arrivare sotto di esso che comincia a piovere, per fortuna mi bagno poco ma poi non si sta più dentro in quanto tutti vogliono entrare. Però l’ora della partenza arriva e cosi mi metto la giacca ed esco, piove poco e vicino a me sento delle voci di italiani con cui scambio un pò di battute, nel mentre vediamo che si muovono tutti, uno degli italiani dice che
sono partiti ma è impossibile in quanto mancano almeno 7-8 minuti alle ore 22:00, cmq ci avviamo anche noi ma veniamo subito fermati in quanto la gara non ancora parte.

Manca un minuto alle 22:00 (al mio orologio) e finalmente c’è lo sparo d’inizio, (dopo la gara scoprirò che siamo partiti in 2633 atleti) ci si muove lentamente, io cammino fino sotto l’arco della partenza e oltre, ci metto più di un minuto ma ero in fondo e non era proprio possibile correre e poi…. E poi abbiamo tempo, molto tempo, per correre se vogliamo. E’ impressionante la gente che c’è ai lati, due ali di folla che applaudo, danno il cinque, fotografano, riprendono, EMOZIONE UNICA, per circa 5km a scemare c’è sempre della gente ai lati della strada. Ci sono anche I fuochi d’artificio sul mare. Già questo merita di essere ai nastri di partenza, vediamo cosa ci aspetterà lungo il percorso. Dopo circa 5km lasciamo il paese e finalmente si comincia a salire e si lascia l’asfalto, ma il pubblico è sempre presente, quanto meno te lo aspetti, trovi dei gruppi a fare tifo, stupendo. Sono sempre contornato da atleti, a flotte, il ritmo è lento, non voglio ammazzarmi già la prima notte, l’obiettivo è finirla, non mi interessa il crono. Primo ristoro, prendo un pò di acqua perchè è molto umido, ma riparto subito perchè al prossimo dovremmo trovare qualcosa di più sostanzioso. Giungo al 2°CP dove è posto anche il primo rilevamento cronometrico, siamo al 14,6km e 652D+ e sinceramente non mi accorgo di questo dislivello (scoprirò a fine gara, come gli altri intermedi, che transito in 1h57’46” e 1510° assoluto), mi alimento con uvetta e altro che trovo da mangiare, bevo un bel pò di malto di birra e riparto abbastanza velocemente, però appena uscito dal tendone mi fermo per fare pipi. Riparto ma trovo subito un sentiero stretto dove non è possibile sorpassare e tutti in fila indiana fermi ad aspettare che davanti si muovono, evidentemente davanti al gruppo qualcuno fa da tappo in quanto siamo spessi fermi. Questo rallenta molto la nostra marcia ma siamo anche abbastanza tranquilli, a parte qualche furbetto che cerca di superarci incuranti di nulla e naturalmente ricevendo occhialate da tutti. Mi guardo intorno ma è buio pesto e non si vede nulla, vedo solo da un lato una recinzione di filo spinato altezza viso (speriamo di non cadere) e dall’altro lato una folta vegetazione. In un tratto abbiamo incontrato anche una coltivazione di fragole in serra e un concorrente davanti a me è andato a raccogliersi una fragola, ho evitato solamente perchè non voglio rischiare qualche problema con lo stomaco.
Dove la strada si allargava, riuscivo a superare qualche atleta ma appena possibile camminavo. 2° CP con rilevamento cronometrico, siamo a 24,3km e 1727D+ e anche in questo caso non mi sono accorto assolutamente del dislivello fatto, evidentemente il fatto di essere spesso fermi e quando si camminava lo sforzo non era il massimo, non ci ha fatto percepire la realtà ma ero felice perché più dislivello si faceva, meno ne mancava al termine e ora che stavo bene, approfitto. Passaggio in 5h23’01” e 1438° assoluto. Il crono la dice lunga sugli enormi stop di questo tratto difatti per fare 9,7km ho impiegato ben 3h25′, una enormità in questa fase di gara. Finalmente la strada si allarga e c’è la possibilità di correre un pochino e difatti al 3°CP con rilevamento passo in 7h27’22”, siamo al km34,8 e 2281D+. Recupero altre posizione transitando in 1302° posizione assoluta e anche le sensazioni sono più che buone. Dopo un pò comincia un tratto di circa 3km di asfalto, prima sale e poi scende, mi permette di correre bene e recuperare altre posizioni. Ricomincia il sentiero con il filo spinato altezza uomo da un lato e…….molti scalini da salire e scendere per passare da una proprietà a un’altra (molto probabilmente) scavalcando il filo spinato che funge da divisioni di proprietà. Dopo un lungo tratto con filo spinato, troviamo una bella stradina dove si può superare e correre bene, e ne approfitto, però mi viene anche fame e allora mi mangio una barretta. Intorno al 35°km incontro la mia collega di lavoro, Sandrine Bec (per la verità l’avevo incontrata già all’entrata del 1° rilevamento cronometrico, evidentemente conosceva “l’imbuto” ed è ripartita molto prima di me) con cui scambio qualche battuta e mi fa anche una foto dove si vede che sta per sorgere il sole.
Giungiamo al 4°CP con rilevamento, 40km e 2589km, siamo sul Piton Textor, la seconda vetta più alta del percorso con i suoi 2186mt. Da qui dovrebbe vedersi il vulcano ma c’è una forte nebbia e non si vede nulla. Sandrine mi comunica che l’altra nostra collega, Alexandra Rousset, ha avuto dei problemi fisici ed è stata costretta a fermarsi (evidentemente avevo capito male perché poi ha finito la gara, anche se ha impiegato più di 53 ore), peccato perchè aveva velleità da alta classifica in quanto l’aveva già vinta nel 2004 ed era arrivata 3° nel 2007 e 4° nel 2012. Passaggio in 8h32’56” e 1221° assoluto. Questo è un punto che avevo preso come riferimento prima di partire, giusto per avere un’idea di come poteva essere la gara. Il tempo limite era di 11h45′ e quindi sono
abbondantemente in anticipo e questo mi tranquillizza. E’ un punto di riferimento anche perchè è quasi un quarto di gara in termini di km e di dislivello, quindi tutto sommato non sto andando malaccio, anzi. Sta sorgendo il sole e in molti ne approfittano per cambiarsi abiti mentre io proseguo senza esitazione, mi fermo solo per andare in bagno ma questo è un buon segnale, significa che lo stomaco funziona bene. Poco prima di arrivare all’altro CP con rilevamento cammino un pochino anche perchè incontriamo delle persone che fanno presagire che il CP è vicino ma non lo era, c’era ancora da fare un bel po’, (non potevo saperlo ma questa situazione si ripeterà anche negli altri CP e un po’ lo pagato psicologicamente). Qui dovrebbe esserci anche un rifornimento per noi del Team RAIDLIGHT organizzato da Philippe. Difatti poco prima di entrare nel tendone vengo chiamato da una ragazza che mi fà capire che il nostro rifornimento e poco dopo il tendone. Siamo al km 50,2km, transito in 10h01’13” e in 1137° posizione assoluta. Mangio un pan carrè con una salsina che non sò cosa sia ma la fame comincia a farsi sentire e non guardo a nulla, mi limito solamente un pochino perchè avendo il ristoro personale, non vorrei far brutte figure con loro. Esco dal tendone e poco dopo incontro il nostro rifornimento ma………non c’era gran che per non dire nulla e per accettare qualcosa da loro, mi prendo un bel bicchierozzo di caffè. Ora si cammina per digerire e perchè comincia a far caldo. Il sentiro sale altri 700D+ fino al punto più alto del percorso, 2206mt per Còteau Kerveguen, poi picchiata di 2km con 819mt di dislivello negativo dove ero costretto ad agganciarmi ai rami e stare attendo a non scivolare per via delle molte scale da affrontare. Anche quà si crea un pò di imbuto, sopratutto per le donne che hanno paura a scendere. Ma non mi prendo fretta, sono tranquillo e faccio passare tutti quelli che me lo chiedono e…..sono tanti. Arriviamo a Mare à Joseph, 61,8km e 3346D+ in 13h33’12” e 1056° assoluto (la sensazione che avevo in gara di recuperare atleti solo nei ristori è esatta in quanto bene o male viaggio senza sorpassare ed essere sorpassato). Ora si punta a Cilaos, 66,2km e 3474D+, in pratica potrebbe essere una delle mie gare limite ma oggi devo aggiungerci altri 98km e non sono bruscolini, devo stare molto attento. In questo tratto comincia a venirmi la nausea (metaforicamente parlando) per gli scalini, non ne posso più ma dopo tutto, questo è la gara, prendere o lasciare. Transito in 14h18’15” e 1035° assoluto
Qui c’è la prima sacca con ricambi, io cambierò solo la maglietta, tolgo quella con cui sono partito (da regolamento bisogna partire e arrivare con una delle due -maglia o smanicato- fornito dall’organizzazione) e mi metto lo smanicato della RAIDLIGHT con cui corro bene e già collaudato in gare
precedenti. Mangio anche un pò di pasta e prendo un paio di bottigliette di yogurt. Sò che appena usciti dovremmo trovare il nostro ristoro personalizzato dove trovare una buona Dodo, Philippe me lo aveva promesso già prima che partivo dall’Italia e quindi con questo obiettivo riparto camminando approfittando anche per digerire ma……….haime finisce il paese, si scende dentro una vallata ma di birra nemmeno l’odore, mannaggia. Rimango un pò deluso, desideravo tanto questa birra che poi me la sognerò a lungo. Il sentiero è pieno di scalini, sia in discesa che in salita e I ristori cominciano ad essere lontani ma non perchè sono posti più lontani come chilometri ma siamo noi che abbiamo rallentato un bel po’ la marcia. Facciamo veramente fatica a salire ma siamo messi tutti uguali e quindi si va avanti. Si arriva all’altro CP con rilevamento. Siamo a Dèbut sentier du Taibit, il ristoro si trova all’uscita sull’asfalto e dopo averlo attraversato si scorge la continuazione del sentiero su grosse e ripide scalinate. Siamo a 72,6km e 3939D+, transito in 16h13’52” e 773° assoluto. Evidentemente in tanti hanno preferito riposarsi a Cilaos perchè non ne ho superati di sicuro 300 in questi ultimi km. Si riparte un pò disperati, siamo tutti un pò provati e la scalinata è veramente impegnativa, spesso ci fermiamo a recuperare, evitiamo di guardare in alto perchè abbiamo paura a scorgere il sentiero che sale sempre e per di più l’umidità comincia a farsi sentire, quasi quasi la montagna diventa spettrale, a me si appannano anche gli occhiali. Dopo circa 20 minuti di salita incontriamo una baita che offre dell’acqua e del the con alcune panchine, non esitiamo a rifornirci, qualcuno ne approfitta anche per sedersi e riposarsi un pochino, io vorrei liberarmi di questa impegnativa salita e vado avanti. Proseguo, incontro anche una grotta con una Madonna, vorrei farle una foto ma preferisco continuare a salire finchè ci si vede ancora e cosi che dopo 3,8km di salita e 817D+, finalmente un pò di respiro, ora si cammina su lastroni di legno, tipo un ponte, che però ti costringe a camminare male e si fà più fatica. Comincio anche a sentire male sotto la pianta dei piedi perchè non pensavo di trovare un terreno cosi duro e le scarpe scelte non risulteranno idonee, inoltre comincio a sentire anche la formazione di vesciche su tutti e due i talloni. Mai successo prima, a differenza di quelle sulle dita dei piedi che oramai non sento più, si sono formate e sono scoppiate ma resto indifferente a ciò.
Marla, 78,6km e 4756D+ in 18h18’40” e 725° assoluto, telefono a Luisa, sta per scomparire il sole ed è meglio sentirla ora che dopo con il buio. Ammetto di essere stanco e di non correre nemmeno in discesa ma ci sta tutto, sto arrivando ai miei limiti. Ammetto che mi manca non poter parlare un pò in italiano, chiunque prova a parlarmi, viene quasi stoppato da me che rispondo di essere italiano. Provo anche a telefonare a Darta per farmi insultare ma non risponde (in seguito mi dirà di non aver ricevuto la chiamata), provo a mandare degli SMS, insomma faccio di tutto per passare un pò di tempo, ne ho bisogno. Saliamo ancora, per poi ridiscendere a Sentier Scout, 88km e 5291D+ dove transito in 20h59’57” e 628° assoluto. Ci arriviamo dopo un bel po’ che si udivano delle voci e della musica, ho l’impressione di girare
intorno a una collina e non saprò mai se l’impressione è giusta o meno, siamo in piena notte dove non si vede nulla. Poi discesone che però ogni tanto ci presentava delle salite spacca gambe inaspettate, percorriamo un lungo tratto su di un sentiero che da un lato è aperto al nulla e penso al racconti dell’amico Massimone (Massimo Guidobaldi) e della pericolosità del posto, cerco di non pensarci ma il buio è fitto e non vedendo nulla, il terrore è al massimo. In molti mi chiedono strada e lo cedo ben volentieri perchè voglio portare la pellaccia a casa, incontro anche degli assistenti al percorso che ci dicono di stare il più vicini alla parete. Non c’era bisogno della loro raccomandazione, io ci stò da appena è cominciato questo sentiero. Percorro un lungo tratto da solo, è deprimente e mi fà saltare il cervello, sento le voci del ristoro ma non ci si arriva mai vedo solo grossi alberi e delle lucine dei catarifrangenti segna percorso, nulla più. 95,2km e 5541D+ in pratica potrei già dire di aver percorso la gara di ultratrail più lunga della mia vita ma…………ne devo percorrere quasi altri 70 per poter tagliare il traguardo, quindi testa bassa e andare. Transito in 23h10’45” e 633° assoluto. Ai ristori comincio a incontrare le stesse facce che poi magari lascio indietro perchè riparto prima ma che poi mi recuperano strada facendo perchè ora a correre sono ben pochi ma va bene cosi. Sembriamo degli zombi, vaghiamo a zonzo, a volte guardando gli altri che bene o male quasi tutti hanno le ginocchia fasciate per proteggersi dalle discese e salite, penso che potremmo essere come I soldati della “ritirata di Russia”. Si scende ancora un pochino, 98,6km in 24h11’34” e 614° assoluto, cerco di fare gruppo con altri perchè comincia a pesarmi a stare fuori la notte e da solo, ma è inutile I ritmi sono diversi e per di più il percorso è veramente duro, salite al 30% e discese altrettanti. Gente he si fionda in discesa mentre io ho paura e me ne sto calmo calmo, vedo le luci delle frontali di chi mi precede, vedo chi sale e chi scende a tal punto di non capire bene più se la direzione è giusta. A metà di una discesa ripida dove si scivolava anche, il sentiero improvvisamente si interrompe, ci sarebbe da attraversare n piccolo torrentino, solo che dall’altra parte non c’è il sentiero, allora mi fermo un’attimino a ragionare e vedo la bandelletta luminosa più in basso e dentro il torrentino, non posso credere che il percorso sia stato disegnato cosi, penso che siano proprio dei pazzi a scegliere un percorso simile e penso alle koreane del Team Raidlight che bassine come sono, faranno fatica a superare questo ostacolo (avevo indovinato in parte perchè una di loro arriverà 2 ore e mezza prima di me).

Però non c’è via di scampo, se si vuole continuare la gara si deve pensare a superare anche questo ostacolo. Dopo un pò mi raggiunge una ragazzina e cerco di attaccarmici dietro perchè veramente da solo è da paura in questi sentieri. Solo che lei anche se non corre, va molto più spedita di me, faccio un pò di fatica ma non la perdo di vista. Mi aiuta un torrente da attraversare sui sassi dove con la mia falcata più ampia, la recupero un pochino. Cominciamo la luna salita che ci porterà a Maidò Tète Dure, l’ultimo colle sopra I 2000mt (2030mt) da affrontare in gara, poi in teoria la gara dovrebbe essere molto ma molto più facile. Dopo il torrente mi viene il dubbio che non stiamo seguendo la strada giusta perchè vedo delle frecce bianche che indicano il contrario, allora cerco di farmi capire dalla ragazzina, ma lei evidentemente è più fresca di me e mi dice, anzi mi fà capire, di osservare gli schizzi dell’acqua che vanno dalla parte del nostro percorso e quindi siamo sulla strada giusta. Quelle frecce vengono usate dai locali, sperem. Il dubbio è forte perchè vedo le frontali di chi scende dalla parte opposta alla nostra e dopo un pò vedo anche un’atleta che scende al contrario. Però la convinzione della ragazzina mi rassicura e continuo a seguirla, anche se sempre più da lontano visto che è molto più veloce di me. Per fortuna ci pensa il CP con rilevamento a ricongiungerci tutti. Siamo a Ecole de Roche Plate, 106km e 6758D+ dove transito in 27h52’30” e 587° assoluto. Stavolta oltre a mangiare e bere, mi concedo un piccolo riposino perchè la stanchezza si fà sentire e per di più siamo in piena notte. Si riparte, ora ci aspetta la salita della Maido, 3,7km (di cui una in leggera discesa nel finale) con 755D+, molto ma molto impegnativo, sarà anche perché lo affrontiamo in piena notte e……la seconda notte, a tal punto che a ogni curva incontro atleti che si sono accasciati e dormono un pochino. Io cerco di non farlo ma dopo un pò cedo anch’io e mi metto la giacca antivento, spendo la lampada e cerco di riposarmi. Ma sarà inutile in quanto ogni atleta che passa ti punta la lampada negli occhi e…….amen, mi tolgo la giacca e ricomincio la scalata. Da quanto siamo ripartiti sento delle voci di persone che strillano e la mia mente pensa che sono quegli atleti che una volta giunto su, poi gridano di piacere affrontando la discesa. Li sento sempre più vicini ma vedo anche il sentiero che si inerpica sempre di più. Cerco di camminare per 5-6 minuti e stare fermo 1 minuto ma sono stanchissimo e a pochi metri dalle persone che strillano, mi fermo un pò di più a riposare. Oramai devo fare anche i calcoli bene con le pile della lampada frontale perchè la stanchezza è tanta e comincio a dubitare che possa farcela entro la giornata e quindi se dovrò affrontare anche la terza notte, le pile potrebbero non bastarmi, porca vacca, questo è un’altro accessorio che ho sbagliato. La lampada è buona ma non dura molto la luce forte e per me che ho problemi di vista è fondamentale vederci bene, la prossima volta mi devo organizzare meglio. Scollino dove trovo chi gridava e noto che ci sono moltissime persone a fare tifo ed è bellissimo perchè a quest’ora della notte non ti aspetti di trovare tutto questo pubblico per noi atleti. Pensavo anche di trovare subito la tenda del CP e invece devo percorrere almeno un km di saliscendi fino a trovarlo, qua troverò il secondo ricambio. 112km e 7747D+ in 30h39’06” e 507° Nella sacca del ricambio prendo solo gli aminoacidi e le pile di ricambio perchè fin ora se si abbassava la temperatura mettevo lo smanicato RAIDLIGHT e se scendeva ancora di più usavo le maniche di un vecchio gilet RAIDLIGHT, leggerissimo e facilissimo da infilare. Volendo potevo ripartire subito ma preferisco aspettare l’alba in modo da non utilizzare la lampada frontale, sempre pensando alla terza notte. Cosi ne approfitto per farmi curare le vesciche sotto I talloni. Mi sdraio sul lettino apposito, la ragazza mi copre con la coperta e mi cura I piedi, nel frattempo entra anche un’italiano con cui scambio qualche frase ma poi lui esce e io mi rilasso un pochino e credo che per un’istante abbia chiuso anche gli occhi e addormentato.
Butto via i calzini vecchi e sporchi, metto i nuovi e riparto in picchiata verso il mare, difatti dai 2030mt si passerà ai 350 in 14,6km.
Arrivo giù dopo 34h14’33” in 555° posizione assoluta, siamo a 126,6km ed è evidente che la lunga pausa mi ha fatto perdere posizioni ma mi ha fatto riacquistare un pò di forze e non solo fisiche ma anche mentali, ora sono più fiducioso di potercela fare in giornata anche perchè mancano solamente 38km e 2075D+ e sono solo le 8 e un quarto della mattina, in pratica ho ancora a disposizione 10 ore e mezza prima che faccia buio, quindi dovrei starci e se non ci stò, per poco. Approfitto anche in questo ristoro per riposarmi e visto che è un bel pò che mi fanno male entrambi le ginocchia, volevo fasciarmeli come la maggior parte dei concorrenti che corrono vicino a me, ma non riesco a farmi capire e alla fine finisco nella stanza dei massaggi. Va bene lo stesso, ottimo per recuperare un pochino. Sono anche fortunato perchè trovo una ragazza che ha vissuto un pò in Italia e quindi capisce l’italiano. Però non sarà lei a farmi il massaggio ma un’altra ragazzina che devo dire la verità, massaggia bene. Purtroppo quasi alla fine del massaggio, di colpo cede il tavolo dove ero sistemato io e cado sopra la gamba della ragazza che parlava italiano, io non mi faccio nulla anche se sono preoccupati più di me che della ragazza. Rassicuro tutti e mi rimetto in moto, ma prima vado a vedere cosa si è fatta l’altra ragazza e mi scuso con lei anche se non è colpa mia. Riparto e come in precedenza, il riposo ha fatto bene e riesco a fare anche qualche km di corsa, anzi visto la cartina pensavo di correre di più, però non avevo fatto I calcoli dell’umidità del mare. Oggi è da crepare. Mentre sto per raggiungere un guado di un fiume da attraversare, ho il primo dèjà vu della giornata, cioè mi pareva di aver già vissuto quelle immagini. Il tratto di strada bianca in questa vallata sassosa con il mezzo meccanico in contromano, la donna con i due cani a passeggio che supero poco prima di una grossa pozzanchera. Mi sembrava di averlo già vissuto, naturalmente devo analizzarlo meglio con uno psicologo. Attraverso il fiume e dopo una scalinata mi ricongiungo con il marito di Sandrine, la mia collega, in verità e lui che mi riconosce perchè io non ero molto lucido, il caldo umido stava dandomi alla testa. Si sale sempre, stavolta il paesaggio è diverso da ieri, oggi siamo in mezzo a delle case, piantagioni di canne di bambù come contorno e io che mi trascino, nel vero senso della parola, finche non arriviamo al punto più alto e finalmente si scende e anche se non corro, comunque mi permette di respirare un pochino. 10 lunghi e interminabili km che non mi aspettavo di certo, ora siamo a 136,6km e 8481D+ percorsi in 37h18’15” e sono 547° assoluto.

Più volte ho pensato che i primi assoluti sono da tempo a letto e avranno già recuperato le energie ma allo stesso tempo mi chiedo come possono aver percorso questo giro con la metà del mio tempo. Eppure è cosi, tanto di cappello.
Oramai ho diviso la gara in tappe, e la distanza che va da un ristoro all’altro per me è una mini gara, tutte uguali, da prima si sale in collina e poi si ridiscende al mare. Ho cominciato a pensare di percorrere 3km orari e se vado più forte (in teoria dovrebbe essere facile) mi dò del bravo e mi concedo una piccola pausa. Poco prima di questo rifornimento corro nelle vicinanze di una signora sicuramente più grande di me come età ma più piccina di statura, con lei corre il figlio e il marito, o meglio la accompagnano. Fanno tante chiacchiere e anche se hanno il passo più spedito di me, perdono nei tratti dove bisogna aggrapparsi ai rami per scendere o salire e……..c’è ne sono tanti. A questo ristoro ripartiamo insieme e ci fanno creder che manchino solamente 20km ma non mi faccio fregare, la cartina che ho stampato e che mi porto dietro dice ben altro e quindi resto sui miei passi anche se ringrazio tutti al ristoro. Poco dopo però ci sono dei giudici che fermano figlio e marito e quindi lei mi dà subito spazio perchè non riesce proprio a salire e scendere dalle grosse rocce che dobbiamo superare. La volontà di aiutarla è tanta ma sono a pezzi anch’io e non vedo l’ora di arrivare a un ristoro più grande per poter bere qualcosa che sia diverso dalla solita acqua liscia, the o Coca-Cola che troviamo abitualmente e quella successiva dovrebbe essere attrezzata per ciò. Quindi la lascio un pò indietro anche se appena dopo sento arrivare il figlio che evidentemente ha trovato una scorciatoia per raggiungere la mamma. Mi trovo in mezzo alla natura e finalmente su di un sentiero non molto impegnativo. Mi raggiunge anche uno dei koreani del Team RAIDLIGHT e mi chiede se avevo visto gli altri, naturalmente non li ho mai visti. Comincio ad avere brividi di freddo, mi mangio anche un Mars che mi ero portato dietro con me giusto per cambiare gusto, sto veramente male ma non posso fermarmi quà, siamo in mezzo al nulla e non passerebbe nessuno a soccorrermi, quindi pian pianino vado avanti. Finalmente giungiamo al CP, siamo al 144,5km e 8683D+, ci arrivo dopo 39h47’18” e in 575° posizione assoluta, ma non mi interessa, l’importante è averci arrivato. Prima di arrivarci ci hanno fatto attraversare un bellissimo parco pieno di gente che ci applaudivano e delle scale (non potevano mancare hahahaha) sia in salita che in discesa, fatto uscire dal parco, dopo un pò l’agognato ristoro. Arrivo e…..haime non hanno nulla di diverso e allora mi altero un pochino ma non posso che accettare la reatà. Dopo insistenze riesco a farmi dare dell’acqua gassata che sembrerebbe una banalità ma è una mano santa. Mi straio un pochino su di una panchina, vengono a chiedermi se stavo bene, li rassicuro e dopo un pò riparto. Oramai faccio I calcoli al contrario, mancano solamente 20,1km e l’altimetria è dalla mia parte, ora dovremmo trovare un tratto quasi in piano e poi la salita che ci porterà alla picchiata finale. Ricevo un SMS da Fede (Fedele Lepore) che fà il tifo per me, gli rispondo subito ringraziandolo per il pensiero che ha avuto nei miei confronti e gli comunico che saranno i 20km più lunghi della mia vita ma oramai non posso arrendermi. Pensando sempre ai 3km all’ora dovrei impiegare altre 6h40′ circa e quindi chiudere intorno alle 46h30′ ottimo per la frontale. Riparto di slancio ma dopo un km di corsetta mi trovo inaspettatamente un muro di sassi grandi tipo le vie romane dove non sai mai dove mettere i piedi e per di più le scarpe arrivate all’osso che accentuano il male della pianta del piede. Però penso che in fondo questo calvario non dovrebbe durare poco, ma mi sbagliavo perchè appena arrivavamo in cima, c’era la discesa e sempre con questi sassi, c’era da attraversare anche un piccolo torrente a secco e dopo……….altra strada sassosa come la precedente e sempre su e giù con pendenze che arrivavano anche al 35/40%, per lo meno questo era la mia percezione.
All’inizio di questa salita sassosa ho avuto il 2° dèjà vu della giornata in quanto la mia mente mi diceva di aver già visto questo tratto di salita di sassi ma allo stesso tempo mi dicevo che era impossibile in quanto non ero mai stato su quest’isola. Ne parlerò con lo psicologo sportivo perchè due eventi del genere nel giro di mezza giornata non sono normali, secondo me dovuti alla stanchezza e al fatto di non aver dormito 2 notti ha influito molto. Nel frattempo ricevevo molti sms da amici che mi incoraggiavano, fra questi Alina Losurdo, Anna Zacchi, Andrea Boni Sforza, Andrea Accorsi, Fedele Lepore e Giuseppe Scocchera che ringrazio di cuore perchè non potete mai sapere cosa significava per me ricevere dei messaggi quando ero in piena crisi. GRAZIE a tutti

Lungo l’ultimo di questo tratto sassoso avevo davanti a me il polacco Malinowski, più volte finisher della Spartathlon (anche quest’anno in 31h33’04”), appena arrivato a tiro gli ho detto che questa era più dura della Spartathlon, lui si è girato e senza parlare mi ha fatto capire che lo era di certo ma non per la distanza o il dislivello ma per la durezza del terreno. Alla fine, in discesa con pendenze del 35-40% anche nelle curve, c’era un ragazzo che faceva le ripetute in salite che mi faceva quasi rabbia perchè io e il polacco sembravamo camminare sulle uova mentre lui volava. Si giunge all’ultimo atto, all’ultima mia gara giornaliera, siamo a 151,4km e 9060D+ percorsi in 42h09’55” e viaggio in 592° posizione assoluta. Mi rimane l’ultima salita e poi picchiata verso l’arrivo. Al ristoro bevo tutto quello che posso tra cui un pò di birra e malto di birra, riempio le borracce, mi pulisco le scarpe da sassolini e……..si riparte. Non immaginavo mai di trovare ancora la salita con gli stessi sassi di prima, pendenze da paura e sassi dove cercare di appoggiare i piedi nel miglior modo possibile per evitare di farsi male, il tutto condito da un’ottima e abbondante umidità. Dopo circa mezz’ora di salita mi viene il forte dubbio che continuando cosi, difficilmente arriverò sù con l’acqua a disposizione e allora entra in me la parte avventuriera e comincio a bere l’acqua piovana residua sulle grosse foglie poste ai lati del sentiero. Nel frattempo mi manda un SMS Andrea Accorsi a cui racconto la storia. Per fortuna dopo un pò troviamo un banchetto di ragazzi volontari che offrivano da bere a tutti e visto che avevano anche delle birrette, gli scrocco anche un mezzo bicchiere di birra. Riparto più tranquillo e dopo un pò ne troviamo un’altro, proprio mentre comincia a piovere. Provo a infilarmi la giacca antipioggia ma dopo un pò sono costretto a togliermelo perchè l’umidità è tanta e non riesco a camminare con la giacca perchè mi fà sudare. La tolgo e comincio a sentire per la prima volta il mal di gola, evidentemente questi sbalzi di temperatura non sono il massimo per un fisico debole come il mio. Comincia a far buio ma non vorrei cambiare le batteria alla lampada frontale prima di essere giunto in cima. Penso che sarebbe meglio affrontare la discesa con le batteria nuove in modo che ci si veda meglio, però non è il massimo perchè scivolo spesso e una volta anche sbattendo forte il sedere. Poi la mente mi abbandona e non riesce a capire il perchè tutti vadano cosi forte in salita, in fondo una volta arrivati su bisogna aspettare il suo turno per fare la discesa, tipo sci. Hahahaha, proprio non vuol reggermi più la testa, guarda un pò a cosa va a pensare. Siamo a Colorado (non la felice trasmissione comica) ma l’ultimo ristoro prima di buttarsi in picchiata sull’arrivo. 160,6km percorsi con 9889D+ in 45h07’33” e in 633° posizione. Non avevo mai fatto tutti questi km, il massimo raggiunto era stato alla Spartathlon del 2008 quando la mente mi abbandono al 159,3°km. Quindi avevo battuto anche questo mio piccolo primato ed ero felice. Pensavo anche che il mio Direttore Generale, Vincent Thibaudat, prima di partire mi disse che alcuni anni fà la termino in 47h e quindi in linea di massima potevo fare qualcosa di meglio ma……….c’è sempre un ma.
Prima di tutto una signora dell’organizzazione continuava a dirmi che dovevo indossare la maglia che mi avevano consegnato alla consegna pettorali e arrivare con quella. Io continuavo a dirle che non c’è l’avevo con me perchè non avevo capito questo capitolo del regolamento e pensando a tutte le storie che mi hanno fatto poco prima di partire per le bende elastiche, la mia mente stava andando di nuovo in tilt. Non è che se non arrivavo con la maglietta della manifestazione rischiavo la squalifica? Ho cercato di farle capire che ero del Team RAIDLIGHT e che questa azienda sponsorizzava la manifestazione ma lei nulla, finche si è addolcita e mi ha detto di far finta di nulla e andare avanti. Meno male. Primi 400 metri di asfalto e in piano, poi comincia il sentiero e……..appena appoggio il primo piede sul terreno, faccio un volo da cartoni animati. Non sono il solo e quindi mi scappa da ridere, anzi anche il francese ride a squarciagola. Poi però mi rendo conto che non sarà facile perchè non riesco a stare in piedi, sono costretto ad agganciarmi agli alberi e cercare di non scivolare ma non è facile assolutamente e scivolo a ripetizione. Sono in affanno perchè sento lo speaker giù che annuncia gli arrivi mentre le luci sono sempre là e anche se mi muovo piano piano, non vedo il loro avvicinarsi. Tra umidità e pioggia oramai ho gli occhiali appannati e non ci vedo più ma allo stesso momento ho le mani sporche di fango e non riesco a prendere i fazzolettini per pulirli. Cado per l’ultima volta e finisco dentro un burrone, per fortuna ci sono i rami che mi trattengono ma il braccio mi finisce sotto il corpo e non riesco a riprendermi per salire sul sentiero, faccio un pò fatica ma alla fine trovo il sistema per tornare sù. Tornato sul sentiero dico a me stesso di stare calmo e al costo di arrivare domani con le luci del sole, oramai era fatta. Non dovevo pensare a nulla ma solamente a mettere un passo davanti all’altro.

Finalmente la discesa è conclusa, mi restano circa 600/700mt in piano ma me la voglio godere fino in fondo e penso al braccialettino della RAIDLIGHT che io e LUISA ci eravamo scambiati alla chiesina dove ci siamo sposati 5 anni fà. Luisa mi ha detto di guardarla e pensare a lei e a Vela (la nostra piccola micina) che sicuramente mi avrebbe dato la forza di continuare.

Non sò quante volte lo guardato ma alla fine la forza me l’ha dato veramente.

Ora ero là, a un passo dal traguardo e tutto intero. Mentre pensavo a questo, arrivo all’ingresso dello stadio e spinto dal pubblico che mi incitava a correre, decido di farlo fino al traguardo.

47h02’22”e 652° assoluto, ma questo come tutti gli altri dati, li ho presi dopo il mio arrivo, durante la gara non sapevo nulla.

Lo speaker vorrebbe intervistarmi ma mentre mi mettono la medaglia al collo, lo liquido quasi subito dicendogli che sono italiano e che non parlo bene il francese, una cantilena che ho imparato benissimo a recitare in questi giorni alla Rèunion.

Ringrazio per questa magnifica avventura sopratutto il mio Capo, BENOIT LAVAL, che mi ha permesso di esaudire un sogno che cullavo da 17 anni, senza il suo invito non sarei mai andato da solo alla Rèunion. Poi la sua passione la trasmette a tutti i dipendenti e questo è fortemente percepibile a tutti, personalmente sono molto legato a lui e al marchio RAIDLIGHT. Naturalmente ringrazio anche tutti i miei cari che mi hanno sostenuto e supportato.

Da dove si comincia a parlare dopo quello che ho fatto in questi giorni in gara?
Non ho proprio idea perché gli stati d’animo e le emozioni sono tantissime. La cosa che più mi è mancato è stato non poter parlare la nostra lingua per tutti questi giorni e in gara avevo bisogno di sfogarmi, rilassarmi, parlare con qualcuno mi avrebbe aiutato. Mi sono mancati i sali minerali e non ne potevo più della solo acqua semplice, the e Coca-Cola. Spesso c’era del malto di birra, ottima ma forse dovevo avere la possibilità di portarmelo anche in gara. Il crono non ha importanza, andava bene tutto l’importante era finirla, per me e per chi mi sta vicino, per gli amici e per i gufi che non mancano mai.

Negli ultimi 10 metri mi è scesa una lacrimuccia, continuato con la chiamata di Luisa, proprio mentre passavo davanti allo stand della RAIDLIGHT. A Luisa ho dovuto ritelefonare dopo perché singhiozzando non riuscivo a parlare. Dopo ho risposto ai tanti amici che mi sono stati vicini in questa avventura e sono veramente tanti e per non dimenticarmi nessuno, non cito nessuno, però Ottavio Massarenti (che ringrazio anche per la “diretta” sulla pagina Facebook di Trail Ultra Italia) devo citarlo perchè sò che non ha pensato a me solo scrivendolo ma anche psicologicamente. Grazie Otto.

Mi ha telefonato anche mia mamma che sapeva tutto tramite Luisa. Non ho mai sofferto come in questa gara e sul giornale ho letto che siamo stati fortunati perché delle condizioni meteo cosi favorevoli non si erano mai visti. Non oso immaginare come sarebbe stata la mia gara se le condizioni meteo erano peggiori. Questo mi ha fatto più volte pensare al classico “mai più” però stamani sono stato ad assistere gli arrivi degli ultimi e mi sono emozionato, anche molto. Ho visto un bimbo che scalpitava in braccio alla mamma quando ha visto il padre che stava arrivando, quando era a portata di mano gli è volato addosso. Molti famigliari e amici aspettavano i loro amici sotto il ponte dove finisce la discesa e comincia l’ultimo tratto di pianura, è stato emozionante. L’ultimo concorrente è stato scortato da amici e organizzatori, bel gesto. Detto ciò se un giorno ricapita di correrla ancora, bisogna farlo in compagnia di uno di fiducia in modo da condividere tutto, anche delle semplici frasi, magari in altri contesti di poco interesse ma in questo caso molto utile per non pensare alla fatica.
Dopo la gara LAVAL mi ha fatto la foto con la medaglia (il giorno dopo la voluta solo con me, io e lui),

sono andato a ritirare lo zaino per il ricambio e ho trovato Pintonello, l’amico di Giuseppe Scocchera, non ci conoscevamo ma lui mi ha chiesto se ero io e ci siamo presentati e fatto due chiacchere anche perché lui si era ritirato. Poi lo lasciato per andare in bagno e a farmi la doccia. Naturalmente non avendo le scarpe di ricambio, ho utilizzato i calzini come ciabatte (dopo buttate via) e mi sono rimesso le scarpe sporche a uso ciabatte per andare via. Vado allo stand della RAIDLIGHT ma (evidentemente) ero talmente cotto che ho visto che era chiuso. Ho telefonato a Philippe ma non mi rispondeva (dopo ho capito che stava correndo anche lui) e cosi ho mandato un sms a Giuseppe per farmi contattare da Pintonello perché avevo bisogno di qualcuno in quando non in grado di agire da solo. Ci siamo trovati e mi ha detto che se potevo aspettare l’arrivo dell’amico, poi mi avrebbe riportato loro in albergo. Dopo un po visto che nel pacco gara c’era un buono pasto e il suo amico non ancora arrivava, anche se avevo lo stomaco sotto sopra, sono andato a vedere cosa c’era da mangiare, arrivato la ho trovato Laval e Amaury che mi cercavano, Laval mi ha fatto anche vedere il telefonico dove compariva la chiamata al mio di telefonino, ma io non avevo ricevuto la chiamata e non capisco il motivo. Il cibo era anche gradevole ma non sono riuscito a mangiare molto perché per la prima volta dopo una gara mi si è chiuso lo stomaco. Avviso Pintonello che ho ritrovato il mio Team e torno in albergo con la macchina di Laval e la moglie e scopro che anche lei ha corso la corta da 64km, credo fosse la prima sua gara, gli ho fatto i complimenti. Ho risposto a un pò di sms ma ho dovuto smettere perché mi addormentavo con il dito sulla tastiera scrivendo infinità di lettere uguali e una accortomi del problema, cancellavo il tutto ma non arrivavo alla fine che ricominciavo a pigiare tasti senza senso. Ero veramente cotto, ho spento tutto. In albergo ho lavato alla buona gli indumenti e gli accessori utilizzati in gara perché erano inguardabili e puzzolenti e non volevo che qualcuno nel viaggio di ritorno mi faceva aprire lo zaino controllando quella schifezza. All’1:20 ho spento la luce. Alle 9:05 mi alzo e vado al bar per prendermi un succo di frutta, altro non riuscivo a mandare giù, poi mi sono collegato a internet per aggiornare un po Facebook e rispondere ai tanti amici che mi avevano fatto i complimenti. C’erano Laval e la moglie che mi hanno detto se volevo andare con loro allo stand e mi pareva brutto dirgli di no anche se forse facevo meglio a starmene in albergo a riposare. Però anche se ho sofferto molto il caldo, ho visto lo spettacolo delle premiazioni con musica adatta e fuochi d’artificio stupendi ed emozionanti e ne è valsa la pena, anche se io ero ancora uno zombi e vagavo fra gli stand

Ho capito che loro hanno creato l’EVENTO, dentro il campo sportivo hanno inserito anche giochi per bambini, oltre ai vari stand e il bar/ristorante, più uno schermo gigante che trasmettevano scene di gara. In una di queste ho notato le molte persone presenti all’arrivo dei primi (anche quando sono arrivato io non era male) con un lato le tribune gremite e dall’altro dei piccoli fuochi d’artificio. Peccato che all’arrivo delle prime donne non c’era molto pubblico. Cmq alle premiazioni hanno recuperato, grandissimi. È stata premiata anche una delle nostre coreane, Jeongsoon Park arrivata 2^ della categoria Veterani 2, non voleva più scendere dal palco, aveva portato la bandiera coreana e continuava a farsi fotografare, che forte.

Mentre il Team RAIDLIGHT femminile ha vinto la classifica per Team, grandissima emozione per tutti, merito delle atlete Sandrine Bèranger giunta 6° assoluta con il crono di 36.01.25, Jessica Poirier 7° in 37.44.47, Gèraldine Lachapelle 11° in 41.20.56 e Claire Nedelec 20° in 43.31.45. Noi maschietti non siamo andati bene come loro e ci accontentiamo del 20° posto assoluto con il migliore dei nostri Iino Wataro, 24° assoluto (20° uomo) con 30.31.24 Un’altro podio per la RAIDLIGHT è arrivato nella gara più corta, il Trail de Bourbon per merito di Mano Bourgeois giunta 2° assoluta. La sera dopo i fuochi d’artificio e alla fine delle premiazioni, visto che eravamoin tanti e I posti in macchina non erano sufficienti, a me mi riportano in albergo Gèraldine Lachapelle e il marito con il loro furgone adibito a camper. Dentro il furgone avevano messo un materasso e mentre la moglie correva, il marito che gli ha fatto da assistente e in alcuni punti mentre aspettava ha usato il materassino per riposarsi, bella idea. Lungo il viaggio il marito mi chiede alcune info, cerchiamo di capirci e ci riusciamo anche. Avevo una forte necessita di farmi una bella doccia e pensavo di avere tempo a disposizione per farlo prima di andare al Galà ma poco prima di arrivare a destinazione incontriamo Laval che si dirige già al galà e ci dice di fare in fretta e quindi faccio in tempo solo a fare pipi e raggiungere gli altri. Mi muovo insieme ai koreani ma siamo tutti un pò acciaccati e perdiamo subito le tracce degli altri, solo dopo l’intervento di un koreano in macchina che ci da un passaggio, riusciamo ad arrivare a destinazione.

Il galà è offerto dalla RAIDLIGHT e dalla JULBO (occhiali) è stato stupendo ed era aperta a tutti e non solo agli atleti dei due Team, difatti a un certo punto è arrivato anche Antoine Guillon, il vincitore della gara a cui abbiamo riservato un caloroso applauso. Ho notato che anche lui era reduce da qualche caduta in quanto aveva la stecca nella mano dx. Oltre a lui riconosco Trivel, Delebarre e Mauclair, tutti atleti fortissimi, c’è ne sono altri che dall’aspetto sicuramente sono forti ma……haime non li conosco. Il posto del galà si chiama Acacia, praticamente ha un piano rialzato con vista mare, era stupendo e non mancava nulla, si è mangiati a buffet ma di tutto. Io avrò bevuto più di 2lt di cocktail alla frutta (in totale oggi avrò bevuto circa 6lt di liquidi che non fosse acqua semplice, coca cola o birra). Ho anche mangiato abbastanza, a volte nemmeno sapendo cosa di preciso ma ero felice che finalmente lo stomaco aveva cominciato a riprendersi LAVAL ancora una volta ha espresso la sua generosità e ha voluto fare il brindisi con me. È UNICO

In mezzo al locale c’era una piscina dove una ragazzina si divertiva senza mostrare nessun imbarazzo, ho pensato fosse la figlia del titolare. Però quando è uscita (dopo un bel po), si è recata vicino alla Mauclair, scoprendo che era sua figlia. Si chiama Milèva ed è la beniamina di casa. I genitori hanno scelto questo nome perchè Milèva Maric fù la prima donna di Albert Einstein. Ho pensato subito che buon sangue non mente e questa bimba con questa sicurezza e caparbietà avrà un futuro vincente, non so in che sport o nella vita privata ma mi ha impressionato molto. Alle 22:10 lascio tutti e me ne torno in albergo, mi lavo meglio i pantaloni usati in gara perché quelli di oggi sono unti dall’olio utilizzato dalla ragazza che faceva massaggi gratis a tutti quelli del Team RAIDLIGHT. La festa è proseguita fino a tarda notte, poi guardando le foto ho visto che alcuni si sono buttati anche nella piscina.

Viaggio di ritorno
La mattina mi sveglio non tardi e mangio i biscottini che avevo avanzati, poi mi faccio la docciona e mi rilasso un pochino e verso le 10 vado a fare la colazione, anche se sarà misera almeno mangio qualcosa di salato (il dolce non riesco ancora a digerirlo bene), accedo a internet e mi organizzo per farmi portare in aeroporto. Anche il viaggio di ritorno all’aeroporto è fatto da Philippe e oltre a me ci sono 4 coreani, caldo allucinante, finestrini chiusi e loro vestiti pesanti, stavo per svenire. Mi stavo anche arrabbiando perché Philippe ha aperto il finestrino e una di loro lo ha chiuso, porca vacca. Ma il bello deve ancora arrivare, al ceck in mi chiedono il passaporto che non ho con me, mi fanno capire che per andare alle Mauritius c’è bisogno. Io dico che non è scritto da nessun documento in mio possesso e quindi non lo portato. Il tipo ha fatto intervenire un’altro collega e mi fà capire che fra poco aprirà lo sportello per la clientela, la risolveranno il mio problema senza nessuna tassa aggiuntiva. Sperem Difatti non è stato cosi semplice ma dopo aver pagato 150€ tutto si è risolto, il problema è che a Parigi dovrò cambiare di nuovo aeroporto anche se stavolta avrò 7 ore di tempo per il trasferimento e nel prezzo pagato è già conteggiato il trasporto da un’aeroporto e l’altro. Arriverò a Bologna alle 15:10, con ben 7 ore di ritardo in confronto al vecchio orario, avviso Luisa e aspetto di imbarcarmi. Mentre attendo si uniscono a me e Amaury (che gentilmente mi ha aiutato nella pratica di cambi aerei), anche Sandrine e il marito, sempre gentilissima e carinissima, voleva offrirmi dei fazzoletti da naso visto che me lo asciugavo spesso (credo di avere anche qualche decimo di febbre), lo ringraziata dicendogli che ne avevo a sufficienza. Passano anche i ragazzi italiani con cui avevo scambiato qualche parola prima della partenza, anche loro finisher con circa i crono che avevano in mente e cioè dalle 50 a 55 ore. Il bello che dai commenti di Ottavio Massarenti su Facebook sembra che due di loro (Marta e Longo) erano passati con me al 40^km ma non c’è ne siamo accorti. Entriamo dentro l’aeroporto e mi incontro di nuovo con Pintorello e il suo amico (Battaglia) che aveva concluso la gara anche lui devastato. Gli offro da bere perché per me è stato fondamentale sentire una voce italiana appena arrivato e visto come si erano messe le cose, potevo anche contare su di lui. Pensavo di avere lo stesso loro volo perché con gli stessi orari allora faccio la fila per imbarcarmi e quando è ora la tipa mi dice che non è quello il mio volo. Riesco a malapena a salutare Battaglia perché Pintonello è oramai dentro. Dopo un pò arriva anche Alexandra e ritrovo Sandrine e marito, entrano di fretta anche Laval e la moglie correndo direttamente sul volo dove stavo andando io ma è inutile, non li fanno salire. Noto anche Vincent e Amaury che fanno spesa, oramai penso che prenderemo tutti lo stesso volo, ma non sarà cosi, sul mio ci sarà solo Alexandra ma la vedo solo imbarcarsi. Sul volo ci sono molti finisher, lo si vedono dalle maglie gialle da finisher, c’è anche l’americano Wardian, c’è anche Le Saux e altri big francesi che purtroppo non conosco. Il mio vicino di posto è di Amsterdam ha chiuso in 48 ore, quindi leggermente dopo di me. Prima di imbarcarmi viene a salutarmi Vincent che mi ringrazia per la partecipazione e mi fa di nuovo i complimenti per la prestazione, in più mi dice di organizzarci per andare a far visita ai negozi di Roma. Io gli ho dato piena disponibilità, quando è pronto lui, si va. Il volo fino a Parigi va meglio dell’andata, anche se ho dovuto chiamare 3 volte la hostess perché avevo sete, mentre all’aeroporto cercando il bus di trasferimento, incontro di nuovo Laval e la moglie e……ci salutiamo ancora con una stretta di mano.
Nell’attesa del volo per Bologna acquisto una rivista di trail francese che leggo mentre sorseggio un bollente cappuccino. Come sempre le riviste francesi hanno qualcosa di magico dove trovo sempre degli spunti personali e lavorativi, mi piacerebbe tanto che anche in Italia I media parlassero un pò di più di questo fantastico sport e mi piacerebbe anche che ci fossero più riviste di settore. Utopia? Spero di no. Volo perfetto fino a Bologna, colazione a bordo e poi piccolo pisolino prima di atterrare. Poi con successione prendo il bus fino alla stazione ferroviaria e il treno fino a Lugo. Arrivato a Lugo vado subito da Luisa che lavora vicino alla stazione e con cui mi ero messo d’accordo per prendere la sua auto per tornare, finalmente, a casa, non prima di averci salutati bene anche se velocemente perchè era al lavoro, ma recupereremo a casa. 31 ore dopo essere partito dall’hotel alla Rèunion.

A casa trovo ad aspettarmi la gattina Vela che mi fà una gran festa e tanti bigliettini di ben ritorno lasciati per tutta casa da Luisa, che carina.

Finisce qui l’avventura, tanto attesa e tanto sofferta ma a distanza di giorni, soddisfatto di averlo portato a termine e……..con la voglia di riprovarci, non alla Rèunion ma qualche altra gara simile non tanto lontano da casa.

Vedremo

A fine anno 2015 la RAIDLIGHT annuncia di aver realizzato il TEAM RAIDLIGHT INTERNATIONAL con alcuni dei protagonisti di questa bella esperienza come il vincitore Antoine Guillon, Nathalie Mauclair e Christophe Le Saux + Elisabet Barnes (vincitrice della Marathon des Sables 2015). Quindi il cerchio si stringe e sono fiero di aver condiviso con loro la mia bella esperienza.

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